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Aprile 2005

Intervista a... A.G.

- Come nasce il tuo amore per il Parma calcio e quale sono state le tue emozioni le prime volte che andavi al Tardini da ragazzino?

Il mio legame con il Parma Calcio è legato alla storia della mia famiglia. Mio padre è sempre stato tifoso del Parma e lo ha sempre seguito in casa ed in trasferta. Mio nonno pure, fino a lasciarci la vita: morì sul tetto del pullman del Parma in una assurda e sfortunata circorstanza, durante una trasferta a Suzzara, lasciando orfano mio padre ed i suoi fratelli e sorelle a 12 anni. Questo non impedì loro di diventare tifosi del Parma. Il Parma Calcio è nel DNA della mia famiglia. La prima volta che andai al Tardini avevo 7 anni e mi ricordo che lo associavo sempre ad un momento di grande festa perchè andavo alla partita, incontravo un paio di amici della mia età e dopo la partita mio padre mi portava a mangiare una pizza.
Era sempre festa, insomma.

- Hai passato più di 20 anni al seguito dei crociati... Quale è stato il tuo percorso da Ultras e qual'è la partita o l'episodio che ricordi con particolare piacere?

Ho cominciato come tanti, incuriosito dalla curva e dai ragazzi più grandi di me che cantavano e sventolavano le bandiere. Mi ricordo che seguivo il Parma con mio padre, anche in trasferta, e guardavo per metà la partita e per metà quello che succedeva in curva. Poi ho cominciato ad andare al Tardini con i miei compagni di scuola, ma spesso li salutavo per schizzare in mezzo alla curva a tifare. Poi la prima trasferta senza padre ma con gli ultras, i primi "compiti" (portare le torce dentro allo stadio perchè non mi controllava nessuno) e poi dalla curva non mi sono più mosso.
Di episodi particolarmente piacevoli ne ho a centinaia, avendone vissuti tantissimi. Giusto per fare una scelta ti dico che dal punto di vista ultras il momento più bello è coinciso con la promozione in serie A nel derby con la Reggiana, quando GHETTO finì in mani parmigiane. Andare in serie A vincendo il derby e rubando lo striscione principale dei nemici più nemici è una sensazione immensa.
Dal punto di vista del modo di essere vicini al Parma Calcio, invece, la gioia più grande fu quando in pochissime ore riuscimmo ad organizzare la FESTA DI SQUALIFICAZIONE UEFA. Praticamente il Parma, all'esordio in una competizione europea, uscì prendendo un gol all'ultimo minuto nella gara di ritorno al Tardini contro il CSKA di Sofia. Per la domenica successiva (incontro in casa con la Sampdoria) organizzammo una festa con salume, vino, premiazione dei giocatori ed uno striscione che racchiudeva il nostro pensiero: "NESSUNA COPPA VALE L'EMOZIONE CHE CI AVETE REGALATO. SIAMO ORGOGLIOSI DI VOI!" Lì c'era il succo del nostro pensiero: avevamo perso una partita, ma si era conquistata una emozione impagabile. Credo che nessuna tifoseria abbia festeggiato una sconfitta ed una eliminazione della propria squadra come abbiamo fatto noi.

- Il calcio di oggi è sempre più un "business"... qual'è secondo te la soluzione per curare questa malattia?

Una sola: fuori dagli stadi, niente soldi alle tv, niente soldi ai giornali sportivi. L'unico elemento che salda quella manica di briganti che ruotano intorno al calcio sono i soldi. E' quello il cuore del sistema da colpire. Ci stiamo arrivando, la gente ne ha sempre più le palle piene di questo calcio e se ne allontana. E' giusto così: bisogna far saltare il giocattolo e con esso quegli pseudo dirigenti che lo governano, e che se fossero al lavoro in una azienda extracalcistica, non durerebbero una settimana con i loro macroscopici errori.

- Il ritorno della maglia crociata... per uno che l'ha vista negli anni '80 deve essere più che una semplice soddisfazione...

Tornare alla maglia Crociata è un gesto dovuto nei confronti della città di Parma, perchè essa ci ha rappresentato, nel bene e nel male, dal 1913. Il calcio è fatto da simboli ed uno di questi è la maglia. Se ti chiedessi che maglia indossava il Parma quando ha vinto a Wembley, a Mosca, a San Siro in Supercoppa o nelle finali di Coppa Italia sono sicuro non te lo ricorderesti in modo esatto, perchè abbiamo attraversato gli anni '90 senza un piano preciso di radicamento alla città anche attraverso la maglia. Si pensava che potessero bastare le vittorie per creare un legame con la città. Niente di più sbagliato e di più effimero. E' la nostra storia l'unico vero collante tra il passato ed il futuro. Ed in questo collante ci sta anche la maglia Crociata.

- Un ultima battuta sul Parma attuale... che stagione ti aspetti (04-05 ndr)?

Dura. Molto dura. Durissima. Il fatto è che tutti noi quando pensiamo al Parma pensiamo solo ai giocatori e all'allenatore, mentre in realtà i risultati sul campo sono anche frutto dell'organigramma di una società. In questo periodo il Parma Calcio è ancora sotto l'effetto del terremoto Parmalat, ed anche se abbiamo i giocatori, al momento abbiamo qualche lacuna nella struttura organizzativa e nelle sicurezze legate al futuro. I risultati non si ottengono con il caso, a mio parere, ed i 15 anni di vittorie in serie A ed in Europa ne sono la testimonianza più diretta. Però il Parma Calcio di oggi non è più quello di ieri, non solo in campo, anche negli uffici e negli spogliatoi. Spero che i nuovi dirigenti sappiano ottenere il meglio da quel poco che hanno a disposizione.
Dirò di più, io non sono enstusiasta come tanti altri di questa permanenza in serie A. Sono contento, certo, ma vivo questa stagione con un certo disagio perchè avremmo potuto retrocedere come altre società, in campionati minori. Non sarebbe stato un disonore, perchè noi tifosi non abbiamo nulla da spartire con quanto successo alla Parmalat; qualcuno ha dei dubbi sul fatto che seguendo il Parma a Legnano piuttosto che a San Siro, ci possa essere meno amore da parte dei suoi veri tifosi?

A.G.