SE NON ORA, QUANDO?
Eccoci qua, ancora una volta, a dover fare il punto della situazione, cercando di ritrovare il filo di questo campionato nel quale non abbiamo mai sollevato la testa.
Non è la sconfitta di Ancona che ci porta a scrivere questo editoriale, o quantomeno non la sconfitta sul campo. E' il come sia avvenuta, perché e soprattutto ciò che sta accadendo attorno al nostro Parma.
L'allenatore ammette, in un tono che di settimana in settimana sembra sempre più sconsolato, che questi giocatori non comprendono le sue direttive, le sue indicazioni. La squadra è attualmente in ritiro lontano dalla propria città e dalla sua gente. Il centravanti rinuncia alla fascia da Capitano lamentandosi dell' odio ed ostilità di Parma, permettendosi di interrompere l'intervista di un compagno, andandosene da un allenamento prima della fine. Chi ha nominato come Capitano a un giocatore appena arrivato a Parma? Chi si preoccuperà di parlare con lui, tentare un dialogo e, se è il caso, comminare una sanzione? Di certo, al di là della gravità del fatto in sé, è un chiarissimo segno dello stato dello spogliatoio e della capacità di gestione di questa Società.
Il problema della squadra non sono i limiti tecnici, sono la testa e il cuore, frutto di un ambiente non sereno.
Sembra la pessima trama di un film che abbiamo già visto l'anno scorso: ritiri assolutamente inutili, spaccature e ripiccucce mai cucite, allenatore e Società che non si comprendono (Guidolin chiede tre suoi ex-giocatori, e in risposta arrivano tre ignoti esordienti), in una gestione che da più parti viene definita come dilettantistica. Sappiamo bene come è andata a finire l'anno scorso e non siamo disposti ad accettarlo.
Se siamo rimasti in silenzio sinora non è perché non ci siamo accorti di nulla, è stato solo per amore del Parma. Ed è per amore del Parma che vogliamo un cambiamento deciso e che, per essere tale, deve partire dalla cima dell'organigramma. Come abbiamo ringraziato Ghirardi per essere entrato nel Parma quando gl'imprenditori locali hanno fatto orecchie da mercante, così ora ci sentiamo in dovere ed in diritto di chiedere una svolta netta.
Un Presidente che faccia solo il Presidente, accettando critiche e confronti al di là dello studio della "Vita in Diretta" e si circondi di persone capaci, non di tirocinanti al primo approccio con il calcio che conta, un allenatore che possa lavorare con serenità senza doversi accollare altre incombenze, una squadra che mantenga un contatto continuo con i suoi tifosi attraverso gli allenamenti in Cittadella, perché noi li sosterremo sempre. La gente di Parma ha sempre saputo dare tutto il possibile nei momenti di difficoltà, lo dimostri anche la Società. Al momento, anzi da troppi mesi a questa parte, sta dimostrando l'esatto opposto.
Ai tifosi chiediamo di tirar fuori le nostre armi migliori: cantare, cantare, cantare fino al 95esimo, usare mani e bocche non per fischiare ma per sostenere la Maglia Crociata nel suo ennesimo momento di grave difficoltà. Anche se lo scoramento è tanto, anche se siamo tutti delusi, stanchi, increduli di fronte a una situazione che ci sta facendo affondare.
Diamo il nostro sostegno, noi lo daremo, ma il cambiamento non deve essere univoco. Signor Ghirardi, faccia ciò che compete al suo ruolo e affidi la gestione della squadra a veri professionisti liberi di agire, a chi mastica calcio da anni, a "vecchie volpi" con autonomia decisionale. La gestione del Parma e di ogni squadra degna di questo nome non si può e non si deve lasciare all'improvvisazione.
Lasciar cadere questo appello nel vuoto potrebbe essere un gesto di imperdonabile immaturità da parte della Società, e portare a risultati irreparabili. Cambiamo, finché lo si può fare.
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